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Significato dei dolci

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SIGNIFICATO AUGURALE, PROPIZIATORIO E DEVOZIONALE DEI DOLCI.

Tutti i dolci inizialmente nascono come offerte rituali incruente alle divinità pagane con significato augurale propiziatorio, mentre dopo l'avvento del Cristianesimo, assumeranno significato di devozione cristiana.
I primi dolci erano semplici pani con l'aggiunta di qualche ingrediente dolcificante (miele, frutta, mosto, ecc.), cui poteva essere data la forma di animale, in sostituzione dei ben più costosi animali vivi da sacrificare, o di arto umano, di cui si chiedeva la guarigione al dio.
Nell'antico mondo romano, nei primi giorni di gennaio (kalendulae januarie), era usanza scambiarsi doni beneauguranti, come frutta secca, miele e dolci, come i globuli (castagnole), ma soprattutto una torta detta janual, da Janus - Giano, dio safino, che ha dato il nome al mese di gennaio, che era chiamato anche "dio degli inizi" e "dio dei dolci". Era una torta rotonda senza foro centrale decorata di rosso. Il dolce dal significato beneaugurante e propiziatorio, veniva offerto al dio, non solo all'inizio dell'anno, ma anche all'inizio di ogni mese e ogni volta che si iniziava una cosa nuova, come un viaggio, un affare, ecc. Questa torta (parola del tardo latino che significa "pane rotondo", forse connessa con il verbo "torcere", quindi pasta ritorta, cioè "ravvolta"), era preparata con farina, miele, mosto di vino rosso, semi di anice, ed è la progenitrice di tanti dolci attuali. La presenza del rosso mosto di vino (defruntum) ricorda anche i dolci marchigiani - romagnoli - emiliani a base di mosto cotto e farina chiamati sugal, sciughi, sciughiti, sughitti e mostarde in genere e i vari biscotti o maritozzi col mosto. Il colore rosso, presente su quasi tutti i dolci antichi, era il simbolo del sangue degli animali sacrificati. Da ciò deriva l'usanza di colorare di rosso tutto ciò che è consacrato. I dolci spennellati di rosso e la rossa carne, erano consumati solo nei giorni festivi, anch'essi segnati con colore rosso sul calendario. Così come, fino a qualche decennio fa, c'era l'abitudine nelle campagne di infiocchettare con nastri rossi le corna dei buoi, di ornare i piccoli e le donne con collane rosse, ecc., insomma, come affermato da illustri scrittori ed antropologhi, "tutto ciò che è segnato di rosso è magicamente protetto, essendo il rosso il colore della festa perchè rappresenta il segnale del sacrificio (sacrum factum)".
Il poeta romano Ovidio, che si pose il problema sull'origine dell'usanza di offrire al dio Janus questi dolci, fornì una risposta nel primo Libro dei Fasti, ove scrisse di aver interrogato il dio e di aver avuto questa risposta: "Si fa per buon augurio, perchè nelle cose passi il sapore dolce, e l'anno, qualcominciò, sia dolce".

L'INFLUENZA DEL CRISTIANESIMO

Anche il Cristianesimo ha una concezione ciclica della vita: nascita, vita, morte, resurrezione. La resurrezione di Cristo non è solo l'esempio eclatante, ma è anche l'elemento fondante di questa religione.
Nel Medioevo, la Chiesa, non riuscendo ad estirpare le cerimonie pagane, così radicate nell'animo popolare, decise di cristianizzarle. Così gran parte delle dolci offerte votive pagane preparate nelle festività, vennero assimilate e trasferite alle grandi ricorrenze cristiane quali la Pasqua, il Natale e le altre festività solenni.
Così i dolci rossi di Janus li ritroviamo nel carnevale cristiano; varie ciambelle si accostano alla festa di S. Antonio abate; il Libum del dio Libero, con aggiunta del lievito, diviene la crescia o pizza con il formaggio delle festività pasquali; molti sono i dolci che nelle varie regioni italiane diventano "pasquali" o "natalizi"; le libae o frictilia, preparate dalle matrone per strada su fornelli portatili per le feste liberalia, il 17 marzo, sono trasferite alla cristiana festa di S. Giuseppe il 19 marzo.
In tutti questi dolci cristianizzati è presente un nuovo ingrediente che li caratterizza: il lievito.