21/11/2024
11 Novembre: giorno dei cornuti.
Nascere il giorno 11 dell’undicesimo mese dell’anno a qualcuno potrà non far piacere, anche perché, se le dicerie risultano vere, per i nati in questo giorno la sorte è già segnata. Si deve essere pronti a ricoprire la carica di cornuto, essendo l’11 simbolo di corna; però è anche il giorno di San Martino dove il mosto diventa vino quindi non tutto è perduto; si possono scaricare le tensioni che tale data porta con sé per un nutrito e sempre più folto esercito di persone. Per festeggiare e così sdoganare anche quello che per secoli è stato un epiteto, un insulto, in alcune regioni l’11 novembre si svolge anche una tipica manifestazione: la Festa dei Cornuti. A Roccagorga, una cittadina in provincia di Latina ad esempio si svolge la cosiddetta "Sfilata dei Cornuti" dove i mariti traditi sfilano accompagnati dalla banda musicale. Al termine della sfilata viene poi distribuita la classica e gustosa zuppa "rappacornuti", calma cornuti, quindi l’elezione del "Cornuto dell’Anno". Si racconta che la zuppa "rappacornuti" viene cosi chiamata perché, una volta preparata, si mantiene calda per alcune ore. Tutto questo per dare la possibilità alle donne di tradire tranquillamente il marito con l’amico di turno. Amico che poi invita il marito “becco” a gustare un piatto condito con aglio, olio, olive, capperi, acciughe e pomodoro che prende il nome di “pasta alla puttanesca”. A Santarcangelo di Romagna la tradizione vuole che sotto l'Arco di Papa Clemente, che si trova proprio al centro della piazza principale si trovino appese un paio di corna di toro: se si vuol sapere se si è cornuti o meno basta passare sotto l’arco, se le corna si muovono allora è meglio correre a casa, sperando di non trovare la moglie a letto con l’amante! A Ruviano in provincia di Caserta alla “Festa dei cornuti” partecipano annualmente migliaia di turisti e persone provenienti non solo dalla Campania ma da ogni parte d’Italia. È un appuntamento decisamente originale all’insegna delle tradizioni di un tempo, del divertimento e della goliardia e che contagia in breve tempo tutti i presenti, caratterizzato soprattutto da un lungo e festoso corteo che attraversa, tra canti e musica, le vie dell’intero paese. La sera per tutti degustazione di piatti e prodotti tipici con fiumi di vino locale per poter tranquillamente affermare di essere cornuti ma contenti.
Ma perché il giorno di San Martino è dedicato ai cornuti? La figura di S. Martino, nato in Pannonia, odierna Ungheria, attorno al 316-317 d. C. è tradizionalmente accostata all’idea dell’abbondanza. Considerato da secoli il patrono di osti e mercanti a questo Santo sono dedicate numerose fiere agrarie in varie regioni. Una delle molteplici leggende, relative a questo Santo, racconta che Martino, all’epoca giovane soldato, si rifugiò in una botte per sfuggire agli inseguitori ubriachi. Rifugio che ne ha decretato l’assimilazione al vino. Considerato che il giorno di San Martino si chiudevano le fiere di bestiame ed il mercanteggiare delle provviste per l’approssimarsi dell’inverno, non è difficile capire che la giornata dell’11 novembre non veniva caratterizzata esclusivamente dal vino o dalle proverbiali abbuffate di cibo ma anche come la festa del pettegolezzo, del gossip. Non a caso, nei banchetti allestiti per l’occasione, capitava spesso di udire spassose battute indirizzate ad amici e parenti di cui si narravano storie di tradimenti e di corna. A rafforzare questa tesi interviene la tradizione celtica che indica nella notte dell’11 novembre il “dodekameron”, considerato un momento di passaggio, una sorta di tempo sospeso in cui tutto è concesso. Periodo di festeggiamenti che sanciva il termine della stagione dei raccolti e precedeva il nuovo anno che assumeva così i caratteri del carnevale dove venivano schernite ed esposte al pubblico ludibrio le mogli infedeli, o meglio, i loro mariti che non erano stati in grado di far prevalere l’elemento maschile all’interno della comunità con enormi corna che venivano esposte sulle loro case. Anche se nell’antichità le corna erano originariamente simbolo di forza, coraggio e virilità. Molte divinità e molti personaggi potenti venivano rappresentati dotati di un bel paio di corna più o meno grandi sulla fronte come il Mosè di Michelangelo, mentre molti re e guerrieri ornavano i loro elmi di corna. L’epiteto cornuto diventa un insulto per colpa dell’imperatore bizantino Andronico I (1118 –1185) che si abbandonò a una serie interminabile di nefandezze accanendosi sugli avversari nobili di Costantinopoli che faceva arrestare per un motivo qualsiasi, rapiva le loro mogli e le teneva come concubine fino a quando non si scocciava. Per ridicolizzare i mariti faceva appendere sulle facciate dei palazzi a cui aveva rubato le mogli delle simboliche e beffarde teste di cervi da lui abbattuti durante la caccia. Fu allora, e precisamente nel 1185, che nacque il modo di dire greco “cherata poiein”, mettere le corna, per indicare il pubblico ”infortunio” coniugale subito dai nobili. Il 24 agosto di quell’anno i soldati dell’esercito siciliano di re Guglielmo II il Normanno conquistarono Salonicco e rimasero stupiti nel vedere i palazzi decorati con teschi di animali muniti di corna. Saputo il motivo divulgarono l’epiteto cornuto velocemente in tutta Europa.
Ricette
Zuppa “rappacornuti”
Questa zuppa, dal nome strano, si dice che venisse preparata dalle donne per i loro mariti che tornavano dal lavoro nei campi, alludendo il nome, data la semplicità e rapidità di preparazione, ad eventuali distrazioni extraconiugali della consorte.
Procedimento
Far soffriggere, in una grande pentola, due spicchi d'aglio nell'olio d'oliva, poi aggiungere delle zucchine tagliate a pezzetti, pomodori, cipolla, peperoncino, piselli e fave e fare cuocere con aggiunta di acqua sufficiente a poter coprire il pane casareccio raffermo, tagliato a fettine sottili e messo in una terrina. Dopo la cottura gli ingredienti vanno versati sul pane e la terrina, che lo contiene, viene ricoperta con un panno pulito e il tutto lasciato così per il tempo sufficiente ad ammorbidire il pane.
http://www.lepini.it/
A pasta battuta o dei cornuti
Edè chiamata cossì perchè la ‘nnventò ‘na moije de facili costumi, che pe’fa’
cuntento ‘u marito che ‘ninava sempre fò, e essa se divertiva, pe’fa véda che
edèra ‘na femmina de casa , dè cursa de cursa , quanno se ‘vvecinava ‘a
mezza, curreva a casa a fa ‘a pasta.
Que’ edè ‘a dose pe’ tre ommeni che magneno normale.
(Essa, o marito e l’amico)
Du’ova; ‘a farina quanta nepijeno;
‘mpasta tutto fino a quanno nun è venuta tosta.
Po’, la tajj a fette e la dà sbatta cu’ ‘o curtello fino a quanno nun è venuta fina come ‘a minestra.
Quanno te stà be’ ‘a mesura, la metti drento ‘o brodo bullente a cocia.
La donna che cornificava il marito, la mattina non aveva tempo ovviamente per preparare il condimento per la pasta, dato che era in altre faccende affaccendata, dunque quando arrivava il marito dal lavoro, prendeva la pasta, la scolava e la condiva solo con una noce di burro o un filo d'olio.
Ingredienti
200 gr di pasta
50 gr di pecorino romano o parmigiano
1 noce di burro
sale
pepe nero
Preparazione
Far cuocere la pasta in abbondante acqua salata, togliere un mestolo di acqua di cottura e aggiungerlo al burro sciolto in padella, scolare la pasta e versare nella padella con il burro, aggiungere il formaggio e una grattata di pepe macinato al momento.
http://www.alfemminile.com/
Pasta alla Puttanesca
ingredienti
400 g. di spaghetti
250 g. di pomodori pelati da sugo
150 g. di olive nere snocciolate
2 spicchi di aglio
1 ciuffo di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi
5 acciughe salate
olio extravergine di oliva e sale quanto basta
procedimento
Pulisci e trita l’aglio e spezzetta i filetti d’acciuga. Pela i pomodori, privali dei semi e tagliali a pezzetti. Lava il prezzemolo asciugalo e tritalo a pezzettini.
In un tegame fai soffriggere in un po’ di olio, l’aglio tritato e le acciughe; quando l’aglio diventa leggermente dorato, aggiungi le olive, i capperi e pomodori.
Fai cuocere per qualche minuto facendo insaporire gli ingredienti.
Cuoci gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolali al dente, condiscili con il sughetto ottenuto e cospargi il tutto con il prezzemolo.
Servi subito in tavola.
(inviatoci dal Sig. F. Valicenti del "LunaRossa" in Terranova di Pollino - PZ)